Diario di scuola
Non sono Daniel Pennac, anche se questo blog ha lo stesso titolo del suo libro appunto "Diario di scuola".
Di cosa parla il libro di Daniel Pennac?
È una sorta di romanzo autobiografico, che descrive l'importanza della figura dell'insegnante. Il bravo insegnante, secondo Pennac, è colui che fa "scattare la molla" ai suoi alunni, anche quelli più difficili.
Questo blog "Diario di scuola" sarà anche un "non luogo" in cui trovare consigli e spunti che riguardano la scuola, gli studenti, i genitori.
Io sono Fabia Muscariello e sono una mamma, mi occupo di educazione e supporto allo studio. Vi terrò compagnia con alcune questioni che mi stanno molto a cuore.
Buona lettura!
Diario di scuola: qual è il punto di vista degli studenti?
Se solo un adulto cogliesse le espressioni sul volto dei giovani, se solo volesse davvero capire cosa si nasconde dietro uno sguardo perso nel vuoto, un ghigno, una risatina, una postura particolare, avrebbe già "vinto".
I giovani di oggi sono abbastanza "emancipati" e vivono la "socialità" con molta più naturalezza rispetto al passato.
Ciò non toglie che gli studenti hanno voglia di sentirsi a loro agio in classe. È un loro diritto oltretutto, e se ciò accade, è anche grazie a chi è riuscito ad empatizzare con loro.
I ragazzi apprezzano le regole se proposte da persone più vicine, in grado di ascoltare.
Gli studenti si interessano alla materia quasi mai per la materia in sé. Anche i più volenterosi e spigliati hanno bisogno di soddisfare una causa personale.
L'alunno che sembra più assente può aver bisogno di essere richiamato all'attenzione, quello più egocentrico di armonizzarsi col gruppo, quello più lento di capire che tutti hanno il proprio ritmo e il primo della classe di avere il diritto di sbagliare.
Diario di scuola e senso civico
Oggi la scuola accusa le famiglie e viceversa. Manca la fiducia e cresce la polemica da ambo le parti. Più che una polemica è nata una vera e propria guerra!
Esistono una serie di concause che rendono i rapporti scuola-famiglia molto complessi. Senza fare paragoni o polemiche, vivere la scuola pubblica oggi è un'avventura per tutti: studenti, insegnanti, genitori.
Come intervenire per migliorare la scuola?
Io partirei da 3 piccoli passi:
- Inserimento di più figure trasversali (tutor, psicologi ecc..)
- Fare lezioni all'aria aperta anche una volta alla settimana
- Inserire progetti semplici e fattibili
Inoltre la programmazione ha bisogno di una ventata di innovazione e soprattutto, da che mondo e mondo, fare l'insegnante è una missione. Educare e insegnare è come scoccare una freccia e calcolare tutte le variabili con l'obiettivo di fare breccia nel cuore degli allievi.
Non è solo una questione di tenere a bada una classe o tenere a bada i genitori troppo protettivi (Come dice Crepet, i genitori oggi trattano i figli come dei budda) o comprensivi.
Si tratta di trovare un canale di comunicazione chiaro e semplice con le famiglie. Ad esempio si potrebbe inserire una chat all'interno del registro elettronico, o un canale preferenziale, in cui si possano lasciare messaggi direttamente agli insegnanti e capire in tempo reale cosa succede.
Scrivo questo perché si accusano i genitori in quanto difendono i loro figli, figli magari anche maleducati, però a nessuno viene mai in mente che essere genitori e lavoratori senza un aiuto concreto è davvero difficile.
In Italia non esiste un equilibrio in nessun campo. La politica non riesce ad arrivare anche sui banchi di scuola in senso concreto.
Proprio per questo si è raggiunta l'autonomia scolastica e la responsabilità è del 50% delle famiglie e la restante metà della scuola.
Ognuno faccia il suo.
Ma non dimentichiamo che insegnare è una scelta, una devozione, una missione non per forza impossibile.
Fabia Muscariello
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