Raccontami il tuo sogno

"Mi trovo in una strada simile a quella della mia città, vicina al mare. La palazzina è piena di foglie, piena di luce, ma sembra disabitata. Poi incontro una persona (la conosco realmente e non la vedo da tempo, so che ha avuto un'esperienza spiacevole di natura sentimentale) non parla. Ad un certo punto sento un dolore alla gola, mi sembra di soffocare. Mi sveglio. Era solo un sogno, ma sembrava vero!"


La casa delle foglie

Camminava lungo la strada che conosceva a memoria, eppure qualcosa era cambiato. L’aria sapeva di sale, il rumore del mare era vicino ma ovattato, come se il tempo avesse messo un cuscino tra lei e il mondo.


La palazzina comparve all’improvviso, seminascosta tra le fronde. Era ricoperta di foglie secche e rampicanti verdi, come se la natura avesse deciso di riprendersela. Eppure, la luce che filtrava dalle finestre faceva pensare a una presenza. Una vita non vissuta, o forse in attesa.


Entrò. Le stanze erano vuote, ma non spoglie. C’erano silenzi densi, ombre gentili. E c’era lui. Appoggiato al muro, immobile, lo sguardo lontano. Non parlava, ma la sua presenza colmava ogni angolo. Lo conosceva. Il dolore che lo circondava era come un velo trasparente: invisibile, ma presente.


Lei provò a parlare, ma la gola si strinse. Un dolore sottile, come un nodo. Cercò aria, ma era come se l’aria non bastasse. Si portò le mani al collo, il battito accelerò. Non sapeva se era sogno o realtà, ma il panico era reale.


Poi, si svegliò. Il cuore ancora in corsa, la gola ancora tesa. Guardò il soffitto, cercando un appiglio, una spiegazione. Non era solo un sogno, pensò. Era una chiamata. Un invito a tornare dove qualcosa si era interrotto, dove le parole non dette chiedevano spazio.


E capì che, forse, era il momento di tornare in quella casa. Non per trovare qualcuno. Ma per trovare se stessa.




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