Quando il tempo è femmina: la batteria tra tecnica, ascolto e visione

Quando il tempo è femmina: la batteria tra tecnica, ascolto e visione




Con questo articolo inauguro una rubrica dedicata a musica e percussioni, uno spazio in cui esplorare suono, corpo, ascolto e visione.

“Battere il tempo” non è solo una questione di ritmo: è un’arte invisibile, fatta di equilibrio, ascolto e scelte.

E quando dietro le bacchette c’è una donna, spesso si aggiunge una grazia che si fa forza, uno stile che diventa linguaggio e una profondità che sorprende.

La musica continua a essere narrata al maschile, specialmente quando si tratta di strumenti “fisici” come la batteria. Negli ultimi anni, però, sempre più artiste stanno riscrivendo le regole, portando competenza, creatività e rigore tecnico in un campo che – anche nell’insegnamento – sta aprendosi a nuove sensibilità.


🥁 Camille Bigeault: eleganza, precisione, rischio

Nel video che vi propongo oggi (lo trovate qui: Camille su YouTube), Camille Bigeault – batterista francese, musicista, didatta e artista multidisciplinare – dà vita non solo a un’esecuzione impeccabile, ma anche a una lezione su come si può giocare con il tempo senza tradirlo.

Linee e incastri che sostengono, spostano, sorprendono.

Un mix di studio tecnico, intuito musicale e capacità di narrazione.


🎓 Insegnare la batteria: molto più che contare i quarti

Nel panorama didattico, la didattica della batteria è spesso ridotta a metronomo, tecnica, indipendenza degli arti, lettura ritmica. Tutto giusto, certo.

Ma bastano?

Oggi più che mai, serve un’educazione musicale che unisca tecnica e ascolto, che inviti i ragazzi a sentire il corpo come strumento, a riconoscere il suono come possibilità espressiva.

La batteria è un terreno fertile: è fisica, matematica e arte insieme.

E chi insegna può fare la differenza tra formare un esecutore e educare un musicista pensante.


🎙️ Le parole (in dono) di un esperto

Per addentrarci nella struttura del brano di Camille, ho ricevuto in dono le riflessioni di un musicista che stimo. Le condivido così come le ho ricevute, perché raccontano con passione e immagini cosa significhi davvero “andare a tempo” (e quando sia giusto uscirne).

Cosa ci si aspetta da un batterista?! Il minimo: "andare a tempo".

Non si tratta di seguire il metronomo alla lettera – quella trappola che viene chiamata “essere in griglia” – ma di far cadere i colpi dove devono cadere, senza far inciampare gli altri strumenti.

Ma se oltre a questo, il batterista imparasse a giocare con quegli appuntamenti? Magari fosse un "secchione" che sa usare trucchi per enfatizzare accenti di chitarra o basso?

E se, ogni quattro battute, riuscisse a mettere in evidenza i momenti topici, lasciando gli altri strumenti in sottofondo?

Ci sarebbe rischio: si potrebbe annoiare, confondere, risultare freddamente “tecnico”.

Ma se aggiungesse i colori giusti? Rullante e chitarra, cassa e basso, piatto che “porta” il tempo.

Inizi a fare due conti: 7+5 = 12, quindi tre quartine di sedicesimi, o in 6/8, uno shuffle che si posa. Oppure battiti di charleston a un quarto costante, cassa martellante e rullante che alterna pari e dispari.

In cinque minuti di video Camille sembra essersi fatta tutte queste domande – e per ognuna ha trovato una risposta elegante e ascoltabile.

La sua musica muove la testa, fa trovare il piede, anche restando davanti al PC.

Chi capisce, può dare un nome a questi “escamotage”… ma in fondo conta che funzionino davvero.


🎵 In conclusione

Camille non suona “da donna” o “da uomo”: suona da musicista.

Nel suo approccio al tempo c’è il bello dell’arte: un delicato equilibrio tra regola e libertà, tra prevedibilità e rischio.

Portare queste riflessioni nella didattica significa educare all’ascolto, al corpo, alla relazione — non soltanto alla precisione del battito.

Perché una sensibilità diversa non è questione di rappresentanza, ma una necessità musicale. Questa è la vera evoluzione — e non vedo l’ora di vederla crescere.


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