Appartengo al sole

Il mio modus operandi è quello di trascrivere le mie interlocuzioni, i dialoghi con me stessa. In psicologia moderna queste pratiche sono definite come modalità di autoregolazione, in filosofia, Socrate ce lo ha insegnato per primo che parlare a sé stessi è un percorso quasi obbligato per conoscersi, per auto-controllarsi.

E dunque "parlandomi", mi sono espressa chiaramente, a grande voce, senza cancellare, né modificare. So bene ciò che sto provando negli ultimi tempi, in questo colloquio con me stessa, con la vita, con i miei desideri. Quando si ci allinea al proprio moto interiore, e si immagina quello che più rappresenta il sentire, succede che si realizza (o comunque ha buone opportunità di realizzarsi) qualcosa di molto simile all'idea immaginata.

Volendo raccontare questo tempo, dovrei riavvolgere il nastro. C'è un giorno che non dimenticherò mai più. C'è un giorno di questi trascorsi che continua a rivivere nella mia testa, nella mia pancia, nella mia anima. Sto vivendo una dimensione in linea con i miei desideri e senza forzare sta arrivando qualcosa che mi invade da un lato e mi calma dall'altro. Difficile da spiegare, ma come accennavo all'inizio, questo snocciolare i pensieri, mi occorre per il self control, per tenere i piedi a terra mentre tutto di me è proiettato per il volo.

La poesia invece mi da la possibilità di aprire le porte con coraggio, di togliere paure, di tendere la mano e trovare quello che è lì (qui) per me.

E poi ci sono il Carpe Diem, il qui e ora, tutti concetti da sentire, ingoiare, metabolizzare profondamente (per capire).

Ho delle voci dentro, che come una eco primordiale, mi congiungono alla parte più vera di me.

Sto fiorendo e c'è qualcosa che mi scalda, che mi accende e che mi bagna.

Sono terra, radice, sono anche desiderio che si innalza verso il cielo e non ho limiti, ci metto solo un certo tempo. Il tempo che ci vuole.




(Grida forte e correrò...)



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